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mercoledì 27 aprile 2011

LETTERA A JACK FOLLA (alias DIEGO CUGIA - Radio2)

----- Original Message -----
From: BenedettoR.
Sent: Thursday, February 14, 2002 9:48 PM
Subject: Miss Padania e dintorni

Ciao Jack,
sono Benedetto, 31enne siciliano, archeologo e insegnante di Storia dell'Arte.
Ti scrivo indignato, anzi disgustato perchè domenica mattina, facendo uno zapping più annoiato del solito, ho beccato su Rete4 uno spettacolo grottesco: l'elezione di Miss PAdania.
I presentatori erano alcuni grotteschi personaggi di "seconda fila" della Fininvest, però in sala c'era anche il nostro (ahimè!) ministro Bossi che gongolava e dava consigli e pareri estetici all'emozionata intervistatrice di turno.
Ma dico, come si può? Una TV che copre (purtroppo) tutto il territorio nazionale... ma un volta questa kermesse non era etichettata come una messinscena da secessione strapaseana? Mi ricordo che i TG nazionali dedicavano qualche breve servizio ironico sulle sfigate in costume verde e poi, magari, Blob ci ricamava per mesi. Ora invece, grazie a questo Governo, lo sdoganamento generale ha finito per influenzare anche l'estetica (o l'etica) degli spettacoli nazionalpopolari. Ma dove sono i "patrioti" della Destra? Dov'è la voglia di indignarsi dei politici di sinistra?
Boh! Mi sento un alieno, dico davvero! Sentire che tra le finaliste, qualche signorina, si era anche fregiata del titolo "Miss camicia verde" mi ha dato il voltastomaco... ma come? Non è il gruppo paramilitare al centro di inchieste varie? Quelli delle ronde xenofobe ecc. ecc.
Non mi annovero certo tra i fanatici dell'inno nazionale e della incalzante retorica neo-patriottica ma la storia la conosco... la storia fatta dagli Uomini. Mio nonno era del 1898 ed è andato a combattere sul Piave senza chiedere perchè e, soprattutto, per Chi... ha lasciato la sua masseria nella Piana di Milazzo ha fatto 1500 km in tradotta ed ha combattuto per "scacciare lo straniero dal suolo italico".
Molti suoi coetanei non sono più tornati, altri, solo dopo lunghi mesi di prigionia... e ora i ministri italiani se ne vanno in giro per l'Europa, con disinvoltura, a rappresentarci col fazzoletto verde nel taschino... Mah!?
Ciao Jack.
Se hai bisogno di un rifugio dopo maggio... a disposizione  ;-)
Hasta la Victoria... 

HO AVUTO IL PIACERE DI SENTIRLA LEGGERE, ANZI DECLAMARE DALLA INCREDIBILE VOCE DI ROBERTO PEDICINI, ALLA RADIO IN UN GIORNO DI APRILE DEL 2002...

sabato 23 aprile 2011

"LETTERA" A GIORGIO BOCCA

PER CARITA' NON SONO NEOBORBONICO E NEMMENO UN MERIDIONALISTA CONVINTO... MA DOPO AVER LETTO L'ARTICOLO DELLO SCRITTORE DI CUNEO "Sud, basta coi luoghi comuni" SU "L'ESPRESSO" MI E' MONTATA UNA RABBIA GRANDE. AMMETTO ANCHE CHE ERO FRESCO REDUCE DALLA VISIONE DELL'OPPRIMENTE CAPOLAVORO "NOI CREDEVAMO". MA AVER CONSTATATO CHE ANCHE UNO DEI MIGLIORI INTELLETTUALI ITALIANI DEL XX SECOLO SI SIA LASCIATO PRENDERE DALL'INVETTIVA VISCERALE ANTIMERIDIONALE, QUESTO NO! NON POTEVO PROPRIO TOLLERARLO. 
...E DIRE CHE, DA INVIATO IN SICILIA NEGLI ANNI  '80 RIUSCI' A DESCRIVERE (IN Inferno) CON RARO ACUME IL DEVASTANTE SACCO DI PALERMO E LA CATANIA DEI "CAVALIERI DELL'APOCALISSE" (MAFIOSA). ECCO RIUNITI I MIEI INTERVENTI STIZZITI E PROVOCATORI INVIATI DIRETTAMENTE ALL'ESPRESSO E INSERITI TRA I COMMENTI AL SUO PEZZO (MAI AVUTO RISPOSTA) E QUELLI POSTATI SULLA SUA PAGINA FACEBOOK (IDEM).
QUANDO SI SCRIVE DEL PASSATO, SECONDO ME, SI DEVE SCEGLIERE SE FARLO DA STORICO DOCUMENTATO O DA GIORNALISTA DI DENUNCIA...


...
APPUNTO, la smetta con i luoghi comuni! Quando deve (giustamente) criticare la situazione attuale del Meridione riesce sempre a documentarsi bene. Per parlare, invece, del decennio 1860-1870 non riesce proprio a trovare delle fonti? Lei parla di arretratezza cronica ma ignora studi di settore, dati e cifre inoppugnabili. Cita vaghe fonti di fine '800 quando ormai tutto era devastato, quando ormai tutti non pensavano che ad emigrare grazie al "numero spaventoso di imbecilli che invase le nuove province del regno" (Pasquale Villari). Con l' "assalto" della democrazia piemontese agli uffici pubblici  i "liberatori" occuparono tutto quello che c'era da occupare: un discreto tenentino diventò un generale ottuso; un discreto maestro del Nord si trasferì al Sud per diventare un pessimo direttore didattico; un poliziotto burocrate diventò prefetto ecc. Perchè Bocca non ci spiega tutto questo? Lei mi ricorda Montanelli quando si ostinava a negare l'uso dei gas in Etipia pur davanti a prove inconfutabili... 

Lei NON DICE NIENTE dei soldati piemontesi che calarono come lupi sui contadini: 300 mila morti (per difetto) o 700.000? ed erano tutti pericolosi briganti? Lo erano anche i bambini di 5 anni fucilati dai bersaglieri? E i villaggi rasi al suolo in puro stile nazista? Nessuno di qui sadici ufficialetti delle sue terre ha mai pagato per i suoi crimini, atti che la retorica patriottarda ha sempre descritto come "eroici"! Lei prova forse pudore a parlarne? Come quegli anziani che si rifiutano di parlare dei propri parenti o antenati più imbarazzanti... I piemontesi instaurarono un codice militare di guerra che prevedeva la fucilazione non soltanto per chi utilizzava le armi contro i militari di casa Savoia. La legge consentì punizioni esemplari anche contro coloro che genericamente "venivano sorpresi" con un' arma di qualsiasi genere. In pratica ogni contadino poteva essere ammazzato perché quasi tutti possedevano almeno un'ascia o un vecchio schioppo. Con la legge Pica (1863) bastava molto poco per finire davanti al plotone di esecuzione! 

...
Il problema dell'attuale dis-unità d'Italia non è legato evidentemente sempre a quel che pensa il povero leghista Cota o i suoi compari varesotti ma quello che  purtroppo scrivono, con convinzione dopo 150 anni, intellettuali autorevoli come GIORGIO BOCCA. Egli, che è stato sempre efficace nel denunciare la pochezza della classe dirigente meridionale, scrive I SOLITI INSULSI LUOGHI COMUNI sul Sud del 1861. Se leggete l'articolo, ad esempio quando parla di infrastrutture inesistenti sembra si riferisca alla situazione  attuale della Salerno-Reggio Calabria. E' chiaro che 150 anni fa ci fossero poche strade e ferrovie  rispetto alle zone pianeggianti del Nord, infatti, il Meridione, assai montuoso, da sempre aveva utilizzato massicciamente i trasporti marittimi sfruttando una rete capillare di porti e approdi. Bocca parla di arretratezza cronica genericamente ma  NON DICE NIENTE del terribile decennio 1860-1870 quando i "civilizzati" piemontesi calarono come lupi sui nostri antenati. Quel "numero spaventoso di imbecilli" di cui  parla lo storico  Villari. Gli invasori occuparono stabilmente tutto quello che c'era da occupare: dall'ufficio alla caserma, dalla filanda al cantiere navale... L' assalto della monarchia liberale piemontese si tradusse in una disastrosa spedizione coloniale da cui il Sud non si sarebbe più ripreso. E, d'altra parte, quando ne avrebbe avuto la possibilità? forse negli anni a cavallo della I guerra mondiale (milioni di emigrati e 300mila caduti meridionali per liberare Trento e Trieste)?  Oppure durante la dittatura fascista?

venerdì 22 aprile 2011

BREVE SCAMBIO EPISTOLARE COL DIRETTORE DEL TOURING CLUB ITALIANO


Gentile Presidente,
sono socio Touring da oltre 20 anni con tessera di "socio del Secolo" e desidero che questa Associazione che Lei rappresenta contribuisca a far luce senza ambiguità su quanto letto su LA REPUBBLICA del 28/01/2011 (pag. 21), in un articolo di Marco Pasqua dal titolo "Bufera sul Touring club...
Il giornalista segnala un'odiosa espressione, pur ammettendo "che potrebbe anche essere il risultato di un lavoro di editing grossolano o frutto di ignoranza sul tema dell´Olocausto". Si trova a pag. 102 della Vostra 'guida verde' dedicata a Israele e Territori palestinesi. Si parla dell´Holocaust History Museum, nello Yad Vashem di Gerusalemme; in questa struttura, spiega la guida, «è narrata la storia della Shoah dal punto di vista degli ebrei». Anche io, mi sono domandato il significato di tale affermazione e non riesco a trovare una giustificazione accettabile per questa frase. Forse vi sono altri punti di vista sulla Shoah? O forse si intende lasciare aperta la strada alle interpretazioni negazioniste che vorrebbero cancellare quei fatti terribili? Spero vogliate prendere adeguati provvedimenti in merito alla questione, individuare responsabilità e provvedere alla correzione dell'errore impedendo la diffusione ulteriore sul mercato della suddetta guida.
29.1.11
Distinti saluti.
……

Gentile Socio,
le illazioni che ha trovato nell’articolo pubblicato su La Repubblica indignano Lei tanto quanto hanno indignato noi. Vorrei chiarirLe la genesi e il senso della frase “incriminata” con la quale si chiude la descrizione dell’Holocaust History Museum: si tratta della traduzione letterale di quanto descritto nello Yad Vashem Magazine, organo ufficiale del Museo in oggetto che con quelle parole intende spiegare la natura “interattiva” del Museo che pone il visitatore nell’ottica della vittima per vivere più intensamente e più vicino al vero (per quanto possa mai essere possibile) la disumana esperienza vissuta da milioni di persone.
Altri documenti autorevoli (le allego tutti e tre i documenti che cito) tratti dal sito web del Comune di Gerusalemme e dal sito web della Jewish Federation descrivono l’Holocaust History Museum nel medesimo modo, con le stesse identiche parole utilizzate dall’estensore della Guida Touring.
La redazione della guida ha sottointeso la spiegazione dell’interattività (da qui il “punto di vista”) ma mai ha voluto neanche lontanamente suggerire o lasciare intuire che ci siano altri “punti di vista” nella narrazione della storia di un capitolo tragico della storia dell’umanità intera come quello della Shoa, verso il quale da sempre la nostra Associazione ha manifestato attenzione e sensibilità.
Sempre nella descrizione dello Yad Vashem e del nuovo Holocaust History Museum la guida riporta le seguenti frasi: “progettato nel 1953 a memoria dei sei milioni di ebrei sterminati dai nazisti…” e ancora, poco più avanti “…sono incisi nella roccia i nomi di cinquemila comunità ebraiche di ventidue Paesi annientate dai nazisti”. Da queste frasi, dall’intera Guida, dallo Speciale Qui Touring dedicato ad Israele in edicola da qualche giorno e dalle molte guide realizzate alla scoperta dei luoghi ebraici realizzate in collaborazione con la Comunità Ebraica, credo si evinca in modo chiaro e inequivocabile qual è la posizione del Touring Club Italiano in merito.
Abbiamo chiarito con il Signor Dau, con La Repubblica che ci ha dedicato spazio e attenzione pubblicando la lettera di replica con tutte le spiegazioni e nel numero di marzo chiariremo la vicenda ai Soci nella speranza di poter eliminare definitivamente, una volta per tutte, la macchia di un’accusa infamante che ingiustamente ci è stata attribuita e che non ci appartiene in alcun modo.
Mi auguro di aver fugato ogni Suo dubbio in merito e La saluto cordialmente.

Fabrizio Galeotti
Direttore Generale Touring Club Italiano
…………… 


Gentile Direttore Generale Touring Club Italiano,
La ringrazio per la Sua cortese quanto sollecita risposta.
Della Sua missiva soprattutto mi ha confortato il passaggio "La redazione della guida ha sottointeso la spiegazione dell’interattività (da qui il “punto di vista”) ma mai ha voluto neanche lontanamente suggerire o lasciare intuire che ci siano altri “punti di vista” nella narrazione della storia di un capitolo tragico della storia dell’umanità intera come quello della Shoa, verso il quale da sempre la nostra Associazione ha manifestato attenzione e sensibilità". Anche i contatti e le azioni da Voi intraprese per chiarire definitivamente la posizione dell'Associazione sul tema sui vari mezzi di comunicazione è lodevole.
Cordiali saluti
Benedetto
....


Gentile Signor Benedetto R.,
grazie a Lei per averci scritto e per aver saputo comprendere, senza inutili e facili pregiudizi, la nostra posizione, che è univoca e ben definita su questo tema.
Le rinnovo i miei saluti più cordiali.
Fabrizio Galeotti

CONSIDERAZIONI SU UNA LETTERA ALLA GELMINI SULLA VALUTAZIONE

Quelli che parlano di scuola da fuori del sistema scuola credono possibile stabilire per decreto la percentuale dei BRAVI (25%), normali (50%) e FANNULLONI (25%) sul modello di un efficientismo privo di senso? Il terzetto dei valutatori dovrebbe, come uno zelante capoufficio dell’era brunetta, decidere chi viene ricompensato e chi no, in base a rigide ripartizioni matematiche! Ma se una scuola dovesse risultare del tutto “ECCELLENTE” chi verrà escluso dalla premiazione? Chi non è “simpatico”? Chi non è cortigiano a sufficienza? E se la scuola, invece, dovesse oggettivamente essere al di sotto di standard minimi di decenza? Come verranno ripartite le magre risorse? Tra chi è più furbo o tra chi è meno scarso?

Due anni fa ho scritto al Ministro Gelmini una lettera cui non è stata mai fornita alcuna cortese riposta, nemmeno due righe formali di una sotto-sottosegretaria. Questo è quello che scrissi a proposito di valutazione e “progettifici”:
“…Le maggiori difficoltà, secondo me, derivano dalla tipologia delle prove e dal profilo dei valutatori. Per amara esperienza personale, ritengo che non si possa far esercitare questa delicata attività ai dirigenti scolastici poiché si creerebbe un ignobile sistema clientelare, una sorta di gara per la captatio benevolentiae che trasformerebbe la scuola in una parodia di corte feudale. Né si può pensare di 'premiare' i docenti principalmente per le attività extracurriculari effettuate negli anni: in ogni scuola ci sono colleghi con una caratteristica aria da supermanager, assai poco presenti in classe ma sempre pronti a presentare assurdi progetti per spremere abilmente il magro fondo d'istituto con la connivenza degli organi scolastici.  Temo che molti di questi sedicenti ‘insegnanti del rinnovamento’, goffa parodia tecnocratica che ha trasformato la scuola in un progettificio, rischierebbero di essere 'promossi' da un sistema di valutazione affidato a valutatori esterni. Questi, leggendo un curriculum pieno di progetti extrascolastici pomeridiani, potrebbero avere una visione falsata della realtà. Che spesso consiste in vuote attività pomeridiane, quasi sempre disertate dagli alunni e che spesso non lasciano alcun apprezzabile risultato didattico o originale contributo alle scuole che, con fatica, le finanziano. Nemmeno i sindacati, per carità, o i soli docenti, sarebbero in grado di gestire una valutazione 'tra pari'. Certo mi sentirei più tranquillo se a giudicare il mio operato fossero insegnanti della mia stessa disciplina più 'anziani', che hanno esperienza di vita scolastica, non dirigenti o colleghi di altre discipline che non hanno mai assistito ad un minuto di una mia lezione interattiva. Mi rendo conto che in questo caso permarrebbe il rischio della creazione di gruppi chiusi, settariamente operanti a difesa e 'promozione' dei propri omologhi ma si possono pur sempre creare dei criteri bilanciati ed oggettivi di valutazione..."

QUALCHE OSSERVAZIONE SULLA PROFESSIONE DELL'INSEGNANTE

Basta con la scuola del cuore ricominciamo a far pensare

La proposta: i sentimenti non sono l'unico campo in cui si realizzano i giovani. Conta anche la razionalità. Da cosa si può ripartire perché le aule tornino a essere un luogo centrale per i ragazzi? Idee e proposte di insegnanti e protagonisti. 


"...Ancora qualche idea per ricominciare in modo positivo: la scuola italiana deve essere legata al grande patrimonio culturale della nazione e allo stesso tempo deve mantenersi aperta al futuro. Deve essere il punto di contatto tra la Storia e il Divenire, tra ieri e domani. Dunque tutti i ragazzi italiani dovrebbero aver letto i dieci libri fondamentali per la nostra identità nazionale, e aver visto e studiato i pittori che da tutto il mondo vengono a vedere, ma la scuola non può vivere col torcicollo, tutta rivolta al passato: deve attrezzarsi per capire il presente, dunque abbonarsi a riviste e giornali, aprire alle nuove forme di comunicazione, la tecnologia è qualcosa che si può usare e studiare insieme, facendo capire come nasce, perché funziona, tenendo vivo il contatto con quello che accade oggi. 
Se non è così, non ci sarà alcuna speranza di conquistare i ragazzi. Per questo mi auguravo che ogni professore fosse fornito di un tesserino per avere veri sconti in libreria e al cinema e a teatro e nei musei. Mi sembrava che la Gelmini avesse accettato l'idea, poi non se n'è più parlato. Gli insegnanti devono essere intellettuali del nostro tempo, non tristi pappagalli spennacchiati che ripetono la stessa lezione da trent'anni. Insomma, la scuola deve tornare a essere un luogo dove pulsano l'intelligenza e la curiosità, non può ridursi a un ospizio di nonni malinconici che provano invano a tenere a bada torme di nipotini urlanti..."

MARCO LODOLI

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PIETRO CITATI (3 luglio 2007) "...Non è più possibile continuare a pagare i professori delle medie e dei licei, che devono tornare ad essere un'élite, con gli stipendi di oggi. Gli stipendi vanno almeno raddoppiati, e via via aumentati nel corso del tempo. Gli economisti mi risponderanno che i soldi non ci sono: questa proposta porterebbe a una spaventosa catastrofe, a una disastrosa inflazione. Ma so ugualmente bene che, in Italia, quando bisogna sprecarli, i soldi ci sono sempre. Se risparmiassimo sulla rasatura delle guance dei senatori, i profumi e i dopobarba dei deputati, le tinture dei capelli ahimè biancastri delle senatrici, le bare degli assessori veneti, i cuochi e i camerieri del Parlamento, i gelati dell'onorevole Buttiglione, gli stipendi delle stenografe siciliane, i premi letterari (in gran parte finanziati dalle Regioni), la politica estera del presidente Formigoni, potremmo accumulare una ricchezza immensa".  

...E LE AUTO BLU E LA SCORTA A SGARBI, SCILIPOTI, FEDE, SANTANCHE', BELPIETRO, D'ALEMA, PANIZ, ECC. ???

MARCO LODOLI (da La Repubblica del 03 MARZO 2011)


La scuola pubblica vacilla sotto le bastonate del governo, sotto le radiazioni mortali delle televisioni e dei nuovi valori dominanti, disprezzata e vilipesa dal primo che passa e dal primo ministro. I professori sono piuttosto vecchi e giovani non ne arrivano, graverebbero troppo sul deficit; anche gli edifici spesso sono malridotti, sistemarli sarebbe un altro costo impossibile; i programmi spesso sono astrusi, frutto di tanti anni di astrattismi furibondi; i ragazzi sono confusi, a volte addirittura maleducati, imparano poco, pensano ad altro o a niente.
Eppure se vogliamo che l´Italia abbia un futuro, dobbiamo tenerci stretta questa scuola così malridotta e cominciare ad amarla di nuovo e di più, dobbiamo investire denaro e energie nell´unico laboratorio culturale che il paese possiede. Certo, ci sono le scuole private, e sono tante: ma vogliamo vederle un po´ più da vicino, vogliamo entrarci? Appena laureato ho lavorato alcuni anni in diplomifici preoccupati di una sola cosa: la retta mensile. Non c´era problema didattico o disciplinare che non potesse venir spianato da un assegno. [...] E gli studenti questo lo sanno benissimo, questi principi vengono loro inculcati – per usare un verbo alla moda – concordemente dai genitori e dalla scuola. Sanno di andare avanti spinti dal soffio di una mazzetta frusciante di banconote: do ut des, pagare moneta vedere cammello, tanto dal ministero non arriva nessuno a controllare. L´educazione si snoda attorno a un solo comandamento: i ricchi se la cavano sempre, anche quelli decerebrati. Poi ci sono le scuole private d´elite, e anche queste stanno aumentando perché fanno promesse importanti. Qui non si tratta più di salvare i mentecatti, qui si tratta di preparare il club dei migliori. "Non conta la conoscenza, contano le conoscenze" questo è lo slogan implicito delle nuove scuole private, quelle con gli stemmi, i nomi inglesi, le divise stirate e inamidate. Qui ci si iscrive in una loggia che durerà nel tempo: ci si scambiano indirizzi, visite, week-end, sorelle e fratelli, qui si cementa la nuova classe dirigente. [...]
Per tenere insieme la società c´è solo la scuola pubblica. È commovente vedere come i ragazzi italiani e i ragazzi che in Italia sono arrivati da lontano riescono a stare bene insieme, a capirsi, a spiegarsi, quanta solidarietà c´è tra tutti quanti, quanti discorsi crescono insieme e si intrecciano al futuro. Bisogna solo rendere la nostra scuola più bella, perché sia il fondamento di una società giusta: bisogna credere in questi ragazzi, proteggerli, farli crescere bene, anche se non hanno mille euro al mese da spendere. 

GRANDE LODOLI! TU SEI UN DOCENTE E CONOSCI BENE QUEL CHE DESCRIVI COSI' EFFICACEMENTE!

TSUNAMI E ZONA INDUSTRIALE DI MILAZZO

ANCHE QUESTA LA SCRISSI NEL 2006. MAI AVUTO RISPOSTA DA MR. GRILLO. E DIRE CHE ALL'EPOCA MI SORBIVO TUTTE LE SUE NEWSLETTER... MA EGLI FORSE ERA STUFO DI LEGGERE I  TROPPO NUMEROSI POST DEI SUOI LETTORI. 
PUBBLICO QUESTO SCRITTO PERCHE' MI SEMBRA SEMPRE ATTUALE, VOI CHE NE PENSATE?

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Gentile Sig. Beppe Grillo,
mi chiamo Benedetto Roselli e ho sempre vissuto a Milazzo. 
A proposito delle recenti anormali attività vulcaniche dello Stromboli documentate dai media, Le volevo segnalare il totale disinteresse che la Protezione Civile nazionale e locale dedicano al GRAVE pericolo che rappresenterebbe un'onda anomala per la costa siciliana tirrenica, cioè il litorale di fronte all'arcipelago delle Eolie.
Lei sicuramente è al corrente dell'esistenza della vasta concentrazione di industrie inquinanti che fittamente ricoprono la fascia di territorio compresa tra Villafranca e Milazzo. Alcuni di questi complessi sono molto pericolosi, come l'impianto LCI Fining (una centrale ad idrogeno), costruito pochi anni fa e situato tra la raffineria petrolifera e la centrale termoelettrica dell'Enel! Questa pericolosa promiscuità è stata, invano, denunciata dalla stampa locale e anche da me personalmente segnalata a varie associazioni ambientaliste regionali e nazionali. Quelli di Greepeace Italia, ad esempio, mi hanno risposto che in quel momento avevano troppo da fare con le coltivazioni di soia transgenica e che potevano occuparsi di un problema alla volta...
Al pericolo costante di incidenti industriali gravi e devastanti, cui è costantemente esposta la spesso inconsapevole popolazione locale, si aggiunge quello degli effetti di un terremoto e di uno tsunami causato da uno dei numerosi vulcani attivi sopra e sotto la superficie del basso Tirreno.
Pensi che un paio di anni fa, quando lo Stromboli "si è incavolato" appena più del solito,  è stata generata un'onda di 5-6 metri che si è infranta sulla costa milazzese in soli 40 minuti.  Persino una colossale petroliera, che stava svuotando le stive, ha rotto gli ormeggi per la forza del mare! Naturalmente le autorità hanno subito minimizzato per non danneggiare l'economia turistica. A Milazzo è stato anche varato un pomposo ‘piano di allarme ed evacuazione’ ma non è stata mai effettuata una sola esercitazione per coinvolgere e sensibilizzare la popolazione! Tale piano concederebbe ai miei concittadini mezz'ora per darsela a gambe prima di finire sott'acqua. Verso dove? Difficile da dire visto che il territorio comunale sorge mediamente a 30 metri sul livello del mare.
Il problema principale da fronteggiare per una calamità naturale in quest'aerea, secondo me, non è  tanto quello di proteggere le poche centinaia di residenti fissi a Stromboli e Panarea (sperando, quindi, che accada d'inverno!) ma di salvare la vita alle decine di migliaia di persone (circa 100.000) che vivono sulla costa tra Messina e Patti. La protezione civile locale sicuramente non è adeguatamente preparata per un compito così grande e il problema dovrebbe essere affrontato creando un coordinamento tra enti locali (sindaci, provincia, ASL, ecc.) per redigere un piano di sicurezza globale almeno come quello elaborato per i comuni vesuviani a rischio.
Io ritengo colpevoli di superficialità o di criminale (in quanto consapevole) censura, i  politici e i tecnici (piazzati dai politici) e gli stessi media che hanno subito archiviato il problema tsunami come una bazzecola, una remota prospettiva secondaria rispetto all'attività lavica capricciosa ma  ritenuta sempre "sotto controllo" dello Stromboli.  Tutto questo solo per non danneggiare l'immagine delle Eolie e le fragili attività economiche di scaltri operatori turistici isolani e non?
Rimango in attesa di un Suo cortese riscontro.
Distinti Saluti

CENTENARIO DEL TERREMOTO DI MESSINA (1908)

QUESTA MAIL E' STATA SCRITTA A PAOLINI NEL 2006


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Gentile Sig. Paolini,
mi chiamo Benedetto, ho 36 anni e insegno Storia dell'Arte. Sono nato a Messina ma ho sempre vissuto a Milazzo.
Seguo sempre con interesse i suoi recital documentatissimi sui grandi artisti italiani e i suoi  appassionati interventi di denuncia.
Le volevo segnalare l'approssimarsi del centenario del tragico terremoto di Messina, il sisma più catastrofico della storia della nostra penisola: per entità di danni materiali e numero di vittime tra la popolazione si possono fare confronti, forse, solo con l'eruzione del Vesuvio del 79 d.C.!
Prevedo tra un paio di anni le solite cerimonie con autorità locali e qualche squallido politico di II o III fila (naturalmente amico di Cuffaro) che lancerà qualche ghirlanda nello Stretto...
Invece, secondo me, se ne dovrebbe occupare Lei. Su sua richiesta sarei lieto di fornirLe tutto il materiale utile a stendere una bella ORAZIONE CIVILE... per far riflettere noi Italiani dalla memoria cortissima!
Andrebbe sottolineato che è stata la prima grande vera emergenza nazionale dell'Italia da poco unita. Il Governo reagì con lentezza (i primi soccorsi furono prestati da marinai russi!) e male, imponendo la legge marziale per passare per le armi successivamente anche alcuni sopravvissuti: furono frettolosamente fucilati degli sventurati che frugavano tra le rovine delle proprie case! Si potrebbe accennare anche alle migliaia di vittime calabresi spesso dimenticate, in particolare di Villa S.Giovanni.
Dopo il terribile terremoto del 1783 già c'erano tutte le avvisaglie del pericolo ma i Messinesi furono invece lasciati liberi di costruire senza criterio (splendida la descrizione di Goethe delle rovine di Messina).
La città, dopo il 1908, fu ripopolata da contadini calabresi e siciliani, "deportati" con la promessa di una casa in muratura. Si tratta delle famigerate "baracche", edificate tra le due guerre mondiali, di cui ne rimangono ancora parecchie centinaia e che costituiscono la VERA VERGOGNA d'ITALIA!  Una città che poteva rinascere come esempio di città funzionale e moderna (persino Le Corbusier aveva presentato un progetto!) e invece fu scriteriatamente riempita di cubi di cemento scadente, forniti dalle imprese legate al Regime...
Per me è quasi inevitabile far riferimento all'attuale situazione dell'area dello Stretto, all'economica depressa e all'inquinamento ambientale. Una città che, da sola, sopporta sulle sue fragili strade TUTTO il traffico veicolare proveniente dall'Italia.
Problematiche di lunga data che una combriccola di affaristi. massoni e mafiosi dichiara di voler affrontare e risolvere costruendo un PONTE che pur venendo ancora spacciato per "grande monumento al progresso”  nessun abitante delle due sponde realmente vuole.
Viene per questo criminalmente minimizzato il latente pericolo di un devastante TERREMOTO e del conseguente TSUNAMI che si può verificare sia nell'area dello Stretto sia nel vicino arcipelago eoliano.

La polis di Zancle-Messana è solo un ricordo seppellita sotto metri di macerie; la città del pittore Antonello è morta cento anni fa! Dico "defunta" perché dopo il terremoto e le sue 80.000 vittime solo 2.500 nuclei familiari furono censiti a Messina: gli "indigeni" insomma si erano quasi del tutto estinti! Era una città fiera e ribelle, dalla storia millenaria, che aveva tentato di rimanere indipendente per secoli in un Sud depresso ed angariato da re e vice-re di Palermo e di Napoli. La città si ribellò agli Spagnoli nel 1648 per non perdere quei privilegi ed esenzioni economiche che aveva ottenuto, nel tempo, dai sovrani e per questo venne brutalmente cannoneggiata ("Messina restituita alla Spagna", dipinto di Luca Giordano al Prado)! Questa città è sparita per sempre come la maggior parte dei suoi bellissimi monumenti medievali e rinascimentali: pitture di Antonello e Polidoro da Caravaggio; sculture di Jacopo del Duca, Montorsoli, Calamech; architetture di Camillo Camillliani, Guarino Guarini e Filippo Juvara... per citare i più celebri!
La Messina del 2000 è una città dominata dalla massoneria e dalla mafia calabrese, centro minore che sopravvive grazie ad un'economia terziaria parassitaria: l'azienda cittadina "più importante" è l'Università! Sotto questa fragile crosta economica si intrecciano loschi e lucrosi interessi e per questo fu definita giustamente "verminaio" qualche anno fa da Nichi Vendola. Beh, ci sarebbe tanto di cui parlare... Io mi metto a Sua completa disposizione.
Rimango in attesa di un Suo cortese riscontro.
Cordiale saluti

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MI HA RISPOSTO UN'IMPIEGATA DELLA JOLEFILM QUALCHE SETTIMANA DOPO PER COMUNICARMI LACONICAMENTE CHE MR. PAOLINI AVEVA ALTRI PROGETTI IN CANTIERE... ALMENO CI HO PROVATO!