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venerdì 22 aprile 2011

CONSIDERAZIONI SU UNA LETTERA ALLA GELMINI SULLA VALUTAZIONE

Quelli che parlano di scuola da fuori del sistema scuola credono possibile stabilire per decreto la percentuale dei BRAVI (25%), normali (50%) e FANNULLONI (25%) sul modello di un efficientismo privo di senso? Il terzetto dei valutatori dovrebbe, come uno zelante capoufficio dell’era brunetta, decidere chi viene ricompensato e chi no, in base a rigide ripartizioni matematiche! Ma se una scuola dovesse risultare del tutto “ECCELLENTE” chi verrà escluso dalla premiazione? Chi non è “simpatico”? Chi non è cortigiano a sufficienza? E se la scuola, invece, dovesse oggettivamente essere al di sotto di standard minimi di decenza? Come verranno ripartite le magre risorse? Tra chi è più furbo o tra chi è meno scarso?

Due anni fa ho scritto al Ministro Gelmini una lettera cui non è stata mai fornita alcuna cortese riposta, nemmeno due righe formali di una sotto-sottosegretaria. Questo è quello che scrissi a proposito di valutazione e “progettifici”:
“…Le maggiori difficoltà, secondo me, derivano dalla tipologia delle prove e dal profilo dei valutatori. Per amara esperienza personale, ritengo che non si possa far esercitare questa delicata attività ai dirigenti scolastici poiché si creerebbe un ignobile sistema clientelare, una sorta di gara per la captatio benevolentiae che trasformerebbe la scuola in una parodia di corte feudale. Né si può pensare di 'premiare' i docenti principalmente per le attività extracurriculari effettuate negli anni: in ogni scuola ci sono colleghi con una caratteristica aria da supermanager, assai poco presenti in classe ma sempre pronti a presentare assurdi progetti per spremere abilmente il magro fondo d'istituto con la connivenza degli organi scolastici.  Temo che molti di questi sedicenti ‘insegnanti del rinnovamento’, goffa parodia tecnocratica che ha trasformato la scuola in un progettificio, rischierebbero di essere 'promossi' da un sistema di valutazione affidato a valutatori esterni. Questi, leggendo un curriculum pieno di progetti extrascolastici pomeridiani, potrebbero avere una visione falsata della realtà. Che spesso consiste in vuote attività pomeridiane, quasi sempre disertate dagli alunni e che spesso non lasciano alcun apprezzabile risultato didattico o originale contributo alle scuole che, con fatica, le finanziano. Nemmeno i sindacati, per carità, o i soli docenti, sarebbero in grado di gestire una valutazione 'tra pari'. Certo mi sentirei più tranquillo se a giudicare il mio operato fossero insegnanti della mia stessa disciplina più 'anziani', che hanno esperienza di vita scolastica, non dirigenti o colleghi di altre discipline che non hanno mai assistito ad un minuto di una mia lezione interattiva. Mi rendo conto che in questo caso permarrebbe il rischio della creazione di gruppi chiusi, settariamente operanti a difesa e 'promozione' dei propri omologhi ma si possono pur sempre creare dei criteri bilanciati ed oggettivi di valutazione..."

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